Non tanto in alto per non perdere di vista i particolari del quotidiano, così difficile e problematico; non tanto ruspanti per non perdere di vista ragioni, aspirazioni e proposte che riguardano il nostro futuro. Non solitari, ma a stormo, uniti, per aggregare, condividere e raggiungere gli obiettivi minimi per rimanere con dignita' nella nostra terra.

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Domenicangelo Litterio

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Aprite, aprite il cuore

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Cari amiche e amici, non ho trovato di meglio di questa bellissima canzone natalizia del coro parrocchiale di Castiglione Messer Marino, per farvi pervenire i miei cordiali auguri di Buon Natale. I tempi sono difficili e complessi, ma noi possiamo attingere alle radici della nostra cultura e della nostra fede per sperare in un mondo migliore.

e-non-starsene-a-guardare    Per Agnone – città della Cultura

Conversando qua e là tra amici in reale e virtuale sui tanti temi che ci interessano e ci riguardano, in questi giorni abbiamo incontrato Agnone, nella sua attuale e bella stagione di proposta per la candidatura a città della cultura. Nessuna emozione particolare, s’intente, Agnone da sempre è stata cittadina vivace e colta, riconosciuta nel territorio che una volta era Sannio ed oggi Alto e qualcos’altro, con il suo popolo seminato a vanvera tra due province e due regioni, dal profilo identitario solido, identico e l’attuale situazione socio-economica colpevolmente trascurata e deprezzata.

Dato per scontato che ognuno dovrebbe fare la sua parte, ci siamo interrogati sul come possiamo in qualche modo contribuire anche noi a rendere vincente la candidatura.

Si tratta, ovviamente, della qualità del progetto e di coerenze verificabili tra storia e presente, tra aspirazione e fattibilità nel contesto di una designazione che è innanzitutto un ruolo di attore nazionale esposto all’ammirazione ma soprattutto all’emulazione.

Ci sarà tempo fino a marzo per preparare un dossier convincente, intanto fermiamoci all’idea-guida, che è anche un documento d’identità: “fuoco, dentro. Margine al centro”.

La prima parte certifica il permanere, nel tessuto urbano e nel contesto antropologico, dell’intero patrimonio valoriale aggiornato certamente ma sostanzialmente integro. Il fuoco, così luminosamente identificato nella ‘ndocciata ormai famosa nel mondo, ma che esprime un contenuto esperienziale vivo e presente, sintetizzato nelle più varie dizioni popolari in tutto il territorio: il fuoco calore e colore, il fuoco movimento e vita, il fuoco, più prezioso del pane.

Eccovi un esempio:

Chi tnett lu fuch cambett – Chi tnett l pene murett !

Chi aveva il fuoco sopravvisse

Chi aveva il pane morì

Oggi questo proverbio sembra anacronistico: il caldo viene da fonti diverse e in molte nostre case il fuoco è spento da anni, anzi il camino è solo un elemento decorativo. Ma provate ad estendere il significato di “chi ha il fuoco”, provate ad immaginare una famiglia (o nel nostro caso una Comunità) che vive nell’abbondanza (ha il pane) ma non ha “fuoco”, non ha amore, non ha intesa, non ha affiatamento. Che dite, nonostante il “pane”, questa famiglia (questa Comunità) vivrà a lungo o no?

Teniamoci, dunque, la forza di questo nostro modo di dire che ancora oggi può avere senso e valore ed estendiamola all’impegno solidale che ci attende.

Naturalmente il fuoco si spegne se non viene alimentato; il margine va riportato al centro: ritroviamo l’esigenza della lotta per condividere la centralità culturale dei popoli che sono al margine. Agnone, a pensarci bene, è un’occasione per tutti, a cominciare dalle Istituzioni, ai vari livelli.

Pensate, per esempio, al grande valore simbolico di questa volontà di riportare il margine al centro: vedere ristrutturato il ponte Sente e ripristinata la mobilità del Vastese con Agnone.

Naturalmente non ci fermiamo al titolo, vi terremo informati sul prosieguo delle nostre conversazioni; naturalmente siete invitati a partecipare.

 

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La scuola nei piccoli Comuni

Lettera aperta a:

– Presidente della Regione Abruzzo – Marco Marsilio

– Presidente della Provincia di Chieti e sindaco di Vasto – Francesco Menna

 -Quanti sono impegnati a difesa degli Istituti Scolastici e del diritto all’istruzione

 

Desidero parteciparvi qualche mia riflessione in merito al vostro lodevole impegno a favore delle Scuole, e specialmente di quelle ancora attive nei Paesi delle zone interne e di montagna.

Ogni intervento promosso per garantire il diritto allo studio è un passo decisivo di contrasto allo spopolamento e di riequilibrio socio-economico tra le diverse parti del territorio, dopo settant’anni di movimento unidirezionale monte-mare.

Il mio contributo, anche sugli esiti di studi e ricerche del Movimento Difesa delle Zone Interne, si riferisce ad un problema specifico, all’interno del più grande e complesso disegno di accorpamento degli Istituti scolastici nella nostra regione: il problema del funzionamento delle classi per numero di frequentanti.

Il tema riguarda il metodo, o se volete, il criterio adottato, per autorizzare il funzionamento delle classi, e cioè quello di avere un determinato numero di frequentanti, laddove in partenza si sa che il numero non può esserci e non c’è.

Questo criterio è la condanna a morte delle scuole di Paese perché se anche si abbassa il numero ma non si arresta lo spopolamento, il numero diminuirà ancora e non sarà più difendibile la proposta di abbassarlo ulteriormente.

Per i Paesi vanno trovati e adottati nuovi criteri per il funzionamento delle classi che non possono essere più quelli tradizionali spazio-tempo con livelli di età. È tempo di acquisire e adottare il criterio di aule reali-virtuali, a livelli di conoscenza della materia da studiare, indipendentemente dall’età dei frequentanti. E parlare di aule della materia, non di classi delle persone.

Vi sollecito a verificare l’importante ruolo che potrebbero svolgere le scuole dei Paesi su questo versante di nuova sperimentazione, applicando profili didattici e pedagogici e dotazioni di conoscenza su piattaforme tecnologiche oggi attive anche su servizi diversi, come la sanità, il commercio, la comunicazione ecc…

La nuova tecnologia ed i suoi strumenti possono essere determinanti per creare “comunità” non soltanto per l’istruzione anche per tanti altri settori nei quali gli uomini si ritrovano sostanzialmente soli, e non di rado smarriti, anche nei contesti metropolitani, in tempi di neutralità morale.

È di tutta evidenza il fatto che per attivare un processo sperimentale di questo tipo occorrono risorse adeguate non soltanto per la predisposizione degli ambienti, l’acquisto del materiale da utilizzare e la gestione del sistema, ma anche per la formazione specifica dei docenti destinati al nuovo compito.

In questo caso è importante utilizzare, oltre alle risorse statali e regionali, quelle del PNRR: reperire e spendere soldi per la cultura, per l’istruzione.

Un cordiale augurio di buon lavoro

13 novembre 2023

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SCUOLE e scuole

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SCUOLE  e scuole

Nonostante il titolo, o anche in forza di esso, occorre precisare che non parliamo di metodi di insegnamento, di programmi, di didattica; e nemmeno degli operatori ai vari livelli; parliamo invece di alcuni paradigmi che nella scuola si ripropongono ma sono aspetti comuni all’organizzazione del lavoro rispetto ai fini che si vogliono raggiungere.

Partiamo da un dato scontato e mai applicato: il diritto all’istruzione sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione. È un diritto “inviolabile”, come i diritti alla vita, alla salute, al lavoro ecc.

La Costituzione obbliga lo Stato ad assicurare tali diritti, promuovendo tutte le iniziative che consentano a tutti i cittadini di godere di “pari dignità sociale ed uguaglianza difronte alla legge, senza distinzione … di condizioni personali e sociali”.

Dunque, tornando alla scuola, chi abita in un paese dell’entroterra deve avere diritto all’istruzione come chi abita in una metropoli.

Certo nessuna legge vieta l’accesso a scuola a chi abita in zone periferiche, ma è come se tale legge esistesse.

Infatti vi sono criteri nell’organizzazione del “servizio” scolastico che concorrono a questo esito.

Il primo criterio è quello di autorizzare il funzionamento delle classi in base al “numero” dei frequentanti. Ora è strano applicare il criterio del numero là dove si sa in partenza, che questo numero non c’è. E’ come se si assicurasse un contributo a tutti i bambini là dove esistono solo adulti. Che senso ha?

Questo è un criterio-alibi per tacitare la coscienza di quanti hanno responsabilità nell’applicare il dettato costituzionale ma è anche una dimostrazione di incapacità a trovare alternative al “numero” per assicurare il diritto.

Il secondo criterio che tradisce il dettato costituzionale  è quello della “legge uguale per tutti” là dove non tutti sono uguali.

L’applicazione del criterio “numero” può essere valido per alcune parti d’Italia, ma non per tutte, perché le condizioni oggettive rendono alcuni cittadini “non uguali” ad altri.

La logica vuole che si abbandonino questi criteri “generali” e si condividano altri criteri più adeguati e sempre mirati ad assicurare le pari opportunità a tutti i cittadini italiani.

Alla politica in generale e alle strutture utilizzate spetta il compito di adeguare i “criteri” di funzionamento delle classi, ai luoghi ed alle condizioni al suolo.

In verità questa soluzione potrebbe essere a portata di mano perché la tecnologia e le nuove tecniche di comunicazione consentono l’adeguamento dell’accesso all’istruzione nella diversità dei luoghi e delle condizioni. Vi sono possibilità di creare spazi virtuali condivisi con il numero di alunni proporzionato alla didattica ed ai programmi che si vogliono attivare. Non parliamo, ovviamente, di didattica a distanza, ma di classi reali coordinati da un Assistente, che interagiscono tutti con lo stesso insegnante. Non parliamo di didattica a distanza ma di classi interattive (c’è chi le chiama “immersive!”).

Che senso ha pensare ancora in termini spazio-temporali definiti, immodificabili?

L’accesso all’istruzione è condizione primaria per contrastare lo spopolamento.

In Abruzzo quest’anno ci saranno 1398 studenti in meno, ma di questi quasi la metà sono in provincia di Chieti, che registra -596.

Alle aule delle materie di insegnamento, e non delle classi, devono poter accedere tutti quelli che ne hanno diritto, indipendentemente dal loro numero.

C’è molto lavoro da fare, ma condividere una nuova organizzazione del servizio è già un buon inizio.

Dicevano i nostri vecchi “solo quello che non si inizia non si finisce”. Dunque iniziamo ad attivare i finanziamenti necessari per istituire aule interattive multimediali organizzate a rete; vedrete che non avrà più senso chiedersi quanti studenti vi sono all’interno: il numero dei presenti corrisponderà sempre al numero complessivo degli studenti nelle aule collegate.

E’ il mio modo di augurare a tutti un buon anno scolastico (con un po’ di nostalgia).

Domenicangelo litterio

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iltrigno.net del 24/12/2022

Di Orazio Di Stefano

 

Alla presenza del Presidente nazionale dell’ Ans (Associazione nazionale sociologi) Pietro Zocconali, sarà presentato il prossimo 30 dicembre, alle ore 18, il Laboratorio “Paese mio” per una sociologia delle micro comunità. L’evento di presentazione, cui seguirà l’insediamento ufficiale a cura del Direttivo nazionale, si terrà presso la sala consiliare di Celenza sul Trigno alla presenza del Sindaco Walter Di Laudo, degli attori sociali del centro trignino, di altri amministratori dei Comuni limitrofi e dei responsabili Ans abruzzesi e molisani degli associati di Energie per le Radici. Sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina facebook di questo portale.

Il Laboratorio sarà un centro di ricerche e studi sulle problematiche delle piccole comunità, con iniziative socioculturali, mediatiche, accademiche e di progettazione locale che è unico nel suo genere, almeno nell’ Associazione che ha ritenuto di accettare la richiesta formulata dai Dipartimenti di Abruzzo e Molise. A dirigerlo è stato indicato il Prof. Domenicangelo Litterio, i cui studi sociologici sulle problematiche delle micro comunità (spopolamento, brigantaggio, spoliazione dei servizi sociali e scolastici, ecc…) sono molto noti alla comunità dei sociologi.

Per entrare in concretezza nella ricercazione di  cui si occuperà il neo Laboratorio, la sociologa ricercatrice di Unimol, Antonella Golino, ha già chiesto al Prof. Pazzagli (nel cui Dipartimento la stessa collabora) di incontrare Litterio ed i suoi collaboratori.

 

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I Sociologi Italiani impegnati per la ricostruzione delle Comunità nei Paesi interni e montani

Ho partecipato all’incontro “Sociologi impegnati sul campo

(laboratorio si Sociologia Pratica Roccavivara  14 e 15 ottobre 2022).

Hanno partecipato le massime autorità dell’Associazione, a livello nazionale, regionale e locale; rappresentanti politici e sindacali regionali e locali, professionisti della comunicazione dell’economia e dei settori di promozione sociale. L’incontro è stato preparato e moderato da Orazio Di Stefano.

Ho dato il mio contributo di riflessioni e di proposte.

Dobbiamo essere ottimisti; l’attenzione sulle risorse presenti nelle Zone Interne e la possibilità di utilizzarle per il bene comune comincia ad essere pressante e qualificata.

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detto CAINO – di che parla?

Una vecchia racconta ai suoi nipoti i fatti di cui è stata testimone nella sua giovinezza. Dopo molti anni uno di loro sente la necessità di trasmetterli, per bisogno di verità. La vecchia è, insomma, la voce della coscienza collettiva rispetto a fatti difficili da decifrare e valutare in riferimento alla morale del tempo.

L’ambiente è quello ai margini, interno e montano; i fatti si riferiscono al 1861 ed all’impatto emotivo-razionale determinato dall’Unità d’Italia e dalla reazione borbonica.

In un Comune montano, chiamato PAESE, dopo una prima adesione all’idea unitaria sulla suggestione garibaldina, si verifica una violenta reazione popolare, per le attese tradite, soprattutto per la delusione della mancata riforma agraria. Le forze reazionarie, sempre nell’ambiguità dei comportamenti, per cui è difficile sapere chi è Abele e chi è il traditore, Caino, fanno leva sulla necessità di difendere le tradizioni, la religione e, dunque, il vecchio regno borbonico.

Il 1 aprile 1861 il popolo si ribella, aggredisce le case dei notabili e ne uccide molti.

Naturalmente lo Stato reagisce mobilitando la Guardia Nazionale, i Carabinieri e l’esercito.

La Guardia Nazionale è formata da gente del Paese, sinceramente leale al Regno d’Italia ma condizionata da legami di appartenenza e di opportunità; tra di loro è facile trovare anche Caino. I Carabinieri attivano metodi sbagliati per scovare i briganti, anzi il brigante Caino, introducendo uno di loro con compiti di spionaggio. Quindi non ottengono le simpatie popolari.

I soldati vengono visti come conquistatori, estranei alla cultura, alla mentalità e soprattutto alle esigenze della popolazione. E’ fatale che tra di loro sorga un Caino perché tra i giovani il contatto può trasformarsi in simpatie inopportune.

Il ruolo dei briganti è fondamentale nel tenere vivo il sentimento di ostilità verso il nuovo ordine sociale.

Individuare, insieme alla vecchia che offre sempre degli imput interpretativi, il ruolo del bene o del male, il giudizio di valore sui personaggi e sugli eventi, è compito del lettore che, alla conclusione, si troverà in grado di aderire o respingere le proposte narrative.

Gli avvenimenti che si susseguono in parte spiegano il permanere nel tempo della diffidenza verso le Istituzioni, il sospetto di broglio per qualunque proposta di cambiamento e, insomma il contesto sociale che ancora oggi chiamiamo conservatore, arretrato rispetto alla velocità dei cambiamenti e la possibilità di comprenderli, se non di aderirvi.

N:B: il fatto storico di riferimento è la “reazione del 1861” storicamente validato dall’autore nel suo libro “PADRI – per una storia della cultura abruzzese” pag. 133 – 163.

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