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e-non-starsene-a-guardare    Per Agnone – città della Cultura

Conversando qua e là tra amici in reale e virtuale sui tanti temi che ci interessano e ci riguardano, in questi giorni abbiamo incontrato Agnone, nella sua attuale e bella stagione di proposta per la candidatura a città della cultura. Nessuna emozione particolare, s’intente, Agnone da sempre è stata cittadina vivace e colta, riconosciuta nel territorio che una volta era Sannio ed oggi Alto e qualcos’altro, con il suo popolo seminato a vanvera tra due province e due regioni, dal profilo identitario solido, identico e l’attuale situazione socio-economica colpevolmente trascurata e deprezzata.

Dato per scontato che ognuno dovrebbe fare la sua parte, ci siamo interrogati sul come possiamo in qualche modo contribuire anche noi a rendere vincente la candidatura.

Si tratta, ovviamente, della qualità del progetto e di coerenze verificabili tra storia e presente, tra aspirazione e fattibilità nel contesto di una designazione che è innanzitutto un ruolo di attore nazionale esposto all’ammirazione ma soprattutto all’emulazione.

Ci sarà tempo fino a marzo per preparare un dossier convincente, intanto fermiamoci all’idea-guida, che è anche un documento d’identità: “fuoco, dentro. Margine al centro”.

La prima parte certifica il permanere, nel tessuto urbano e nel contesto antropologico, dell’intero patrimonio valoriale aggiornato certamente ma sostanzialmente integro. Il fuoco, così luminosamente identificato nella ‘ndocciata ormai famosa nel mondo, ma che esprime un contenuto esperienziale vivo e presente, sintetizzato nelle più varie dizioni popolari in tutto il territorio: il fuoco calore e colore, il fuoco movimento e vita, il fuoco, più prezioso del pane.

Eccovi un esempio:

Chi tnett lu fuch cambett – Chi tnett l pene murett !

Chi aveva il fuoco sopravvisse

Chi aveva il pane morì

Oggi questo proverbio sembra anacronistico: il caldo viene da fonti diverse e in molte nostre case il fuoco è spento da anni, anzi il camino è solo un elemento decorativo. Ma provate ad estendere il significato di “chi ha il fuoco”, provate ad immaginare una famiglia (o nel nostro caso una Comunità) che vive nell’abbondanza (ha il pane) ma non ha “fuoco”, non ha amore, non ha intesa, non ha affiatamento. Che dite, nonostante il “pane”, questa famiglia (questa Comunità) vivrà a lungo o no?

Teniamoci, dunque, la forza di questo nostro modo di dire che ancora oggi può avere senso e valore ed estendiamola all’impegno solidale che ci attende.

Naturalmente il fuoco si spegne se non viene alimentato; il margine va riportato al centro: ritroviamo l’esigenza della lotta per condividere la centralità culturale dei popoli che sono al margine. Agnone, a pensarci bene, è un’occasione per tutti, a cominciare dalle Istituzioni, ai vari livelli.

Pensate, per esempio, al grande valore simbolico di questa volontà di riportare il margine al centro: vedere ristrutturato il ponte Sente e ripristinata la mobilità del Vastese con Agnone.

Naturalmente non ci fermiamo al titolo, vi terremo informati sul prosieguo delle nostre conversazioni; naturalmente siete invitati a partecipare.