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detto CAINO – di che parla?

Una vecchia racconta ai suoi nipoti i fatti di cui è stata testimone nella sua giovinezza. Dopo molti anni uno di loro sente la necessità di trasmetterli, per bisogno di verità. La vecchia è, insomma, la voce della coscienza collettiva rispetto a fatti difficili da decifrare e valutare in riferimento alla morale del tempo.

L’ambiente è quello ai margini, interno e montano; i fatti si riferiscono al 1861 ed all’impatto emotivo-razionale determinato dall’Unità d’Italia e dalla reazione borbonica.

In un Comune montano, chiamato PAESE, dopo una prima adesione all’idea unitaria sulla suggestione garibaldina, si verifica una violenta reazione popolare, per le attese tradite, soprattutto per la delusione della mancata riforma agraria. Le forze reazionarie, sempre nell’ambiguità dei comportamenti, per cui è difficile sapere chi è Abele e chi è il traditore, Caino, fanno leva sulla necessità di difendere le tradizioni, la religione e, dunque, il vecchio regno borbonico.

Il 1 aprile 1861 il popolo si ribella, aggredisce le case dei notabili e ne uccide molti.

Naturalmente lo Stato reagisce mobilitando la Guardia Nazionale, i Carabinieri e l’esercito.

La Guardia Nazionale è formata da gente del Paese, sinceramente leale al Regno d’Italia ma condizionata da legami di appartenenza e di opportunità; tra di loro è facile trovare anche Caino. I Carabinieri attivano metodi sbagliati per scovare i briganti, anzi il brigante Caino, introducendo uno di loro con compiti di spionaggio. Quindi non ottengono le simpatie popolari.

I soldati vengono visti come conquistatori, estranei alla cultura, alla mentalità e soprattutto alle esigenze della popolazione. E’ fatale che tra di loro sorga un Caino perché tra i giovani il contatto può trasformarsi in simpatie inopportune.

Il ruolo dei briganti è fondamentale nel tenere vivo il sentimento di ostilità verso il nuovo ordine sociale.

Individuare, insieme alla vecchia che offre sempre degli imput interpretativi, il ruolo del bene o del male, il giudizio di valore sui personaggi e sugli eventi, è compito del lettore che, alla conclusione, si troverà in grado di aderire o respingere le proposte narrative.

Gli avvenimenti che si susseguono in parte spiegano il permanere nel tempo della diffidenza verso le Istituzioni, il sospetto di broglio per qualunque proposta di cambiamento e, insomma il contesto sociale che ancora oggi chiamiamo conservatore, arretrato rispetto alla velocità dei cambiamenti e la possibilità di comprenderli, se non di aderirvi.

N:B: il fatto storico di riferimento è la “reazione del 1861” storicamente validato dall’autore nel suo libro “PADRI – per una storia della cultura abruzzese” pag. 133 – 163.