Non tanto in alto per non perdere di vista i particolari del quotidiano, così difficile e problematico; non tanto ruspanti per non perdere di vista ragioni, aspirazioni e proposte che riguardano il nostro futuro. Non solitari, ma a stormo, uniti, per aggregare, condividere e raggiungere gli obiettivi minimi per rimanere con dignita' nella nostra terra.

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SCUOLE e scuole

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SCUOLE  e scuole

Nonostante il titolo, o anche in forza di esso, occorre precisare che non parliamo di metodi di insegnamento, di programmi, di didattica; e nemmeno degli operatori ai vari livelli; parliamo invece di alcuni paradigmi che nella scuola si ripropongono ma sono aspetti comuni all’organizzazione del lavoro rispetto ai fini che si vogliono raggiungere.

Partiamo da un dato scontato e mai applicato: il diritto all’istruzione sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione. È un diritto “inviolabile”, come i diritti alla vita, alla salute, al lavoro ecc.

La Costituzione obbliga lo Stato ad assicurare tali diritti, promuovendo tutte le iniziative che consentano a tutti i cittadini di godere di “pari dignità sociale ed uguaglianza difronte alla legge, senza distinzione … di condizioni personali e sociali”.

Dunque, tornando alla scuola, chi abita in un paese dell’entroterra deve avere diritto all’istruzione come chi abita in una metropoli.

Certo nessuna legge vieta l’accesso a scuola a chi abita in zone periferiche, ma è come se tale legge esistesse.

Infatti vi sono criteri nell’organizzazione del “servizio” scolastico che concorrono a questo esito.

Il primo criterio è quello di autorizzare il funzionamento delle classi in base al “numero” dei frequentanti. Ora è strano applicare il criterio del numero là dove si sa in partenza, che questo numero non c’è. E’ come se si assicurasse un contributo a tutti i bambini là dove esistono solo adulti. Che senso ha?

Questo è un criterio-alibi per tacitare la coscienza di quanti hanno responsabilità nell’applicare il dettato costituzionale ma è anche una dimostrazione di incapacità a trovare alternative al “numero” per assicurare il diritto.

Il secondo criterio che tradisce il dettato costituzionale  è quello della “legge uguale per tutti” là dove non tutti sono uguali.

L’applicazione del criterio “numero” può essere valido per alcune parti d’Italia, ma non per tutte, perché le condizioni oggettive rendono alcuni cittadini “non uguali” ad altri.

La logica vuole che si abbandonino questi criteri “generali” e si condividano altri criteri più adeguati e sempre mirati ad assicurare le pari opportunità a tutti i cittadini italiani.

Alla politica in generale e alle strutture utilizzate spetta il compito di adeguare i “criteri” di funzionamento delle classi, ai luoghi ed alle condizioni al suolo.

In verità questa soluzione potrebbe essere a portata di mano perché la tecnologia e le nuove tecniche di comunicazione consentono l’adeguamento dell’accesso all’istruzione nella diversità dei luoghi e delle condizioni. Vi sono possibilità di creare spazi virtuali condivisi con il numero di alunni proporzionato alla didattica ed ai programmi che si vogliono attivare. Non parliamo, ovviamente, di didattica a distanza, ma di classi reali coordinati da un Assistente, che interagiscono tutti con lo stesso insegnante. Non parliamo di didattica a distanza ma di classi interattive (c’è chi le chiama “immersive!”).

Che senso ha pensare ancora in termini spazio-temporali definiti, immodificabili?

L’accesso all’istruzione è condizione primaria per contrastare lo spopolamento.

In Abruzzo quest’anno ci saranno 1398 studenti in meno, ma di questi quasi la metà sono in provincia di Chieti, che registra -596.

Alle aule delle materie di insegnamento, e non delle classi, devono poter accedere tutti quelli che ne hanno diritto, indipendentemente dal loro numero.

C’è molto lavoro da fare, ma condividere una nuova organizzazione del servizio è già un buon inizio.

Dicevano i nostri vecchi “solo quello che non si inizia non si finisce”. Dunque iniziamo ad attivare i finanziamenti necessari per istituire aule interattive multimediali organizzate a rete; vedrete che non avrà più senso chiedersi quanti studenti vi sono all’interno: il numero dei presenti corrisponderà sempre al numero complessivo degli studenti nelle aule collegate.

E’ il mio modo di augurare a tutti un buon anno scolastico (con un po’ di nostalgia).

Domenicangelo litterio

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