Non tanto in alto per non perdere di vista i particolari del quotidiano, così difficile e problematico; non tanto ruspanti per non perdere di vista ragioni, aspirazioni e proposte che riguardano il nostro futuro. Non solitari, ma a stormo, uniti, per aggregare, condividere e raggiungere gli obiettivi minimi per rimanere con dignita' nella nostra terra.

UNA CONTESA DANNOSA

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Movimento per la difesa delle zone interne

A margine delle vicende collegate all’insediamento di un’importante azienda commerciale in Abruzzo e senza far riferimento agli attori principali che, per l’età e le esperienze vissute, conosco tutti ab ovo, non senza un po’ di tristezza e di ritrosia ad affrontare l’evento annunciato, propongo comunque una lettura da un punto di vista estraneo al confronto in atto.

Dunque la concorrenza ad accaparrarsi la ghiotta occasione ed ottenere l’insediamento nella propria zona riporta all’antico adagio: tra i due litiganti, in genere, è un terzo che gode.

Certo la sfida è tutta affogata nel politichese: la concorrenza così dannosa è giustificata con la teoria che ognuno abbia diritto a difendere il proprio territorio e dunque San Salvo e Fossacesia fanno bene a percorrere strade antagoniste.  Il Movimento difesa delle zone interne ricorda che anche in questo caso il “territorio” è e deve essere l’Abruzzo. La visione campanilistica del proprio servizio alle Comunità amministrate riporta ad antiche disgrazie ed esiti da non ripetere.

Gli amministratori che fanno politica e si prenotano per più elevate rappresentanze, avrebbero fatto bene a dialogare tra di loro e trovare sintesi per lanciare una proposta unica e condivisa, prima  dell’evidenza mediatica.

Ma può interessare anche un altro punto di vista: le città che sollecitano l’insediamento parlano del comprensorio corrispondente: Di Giuseppantonio parla del Sangro e Magnacca si riferisce al Trigno come afferenti risorse e soluzioni occupazionali.

La difesa delle zone interne è obbligata ad evidenziare che questa è stata la politica che ha depredato il territorio interno e montano di risorse umane, economiche e culturali e dunque riproporre ulteriori ed importanti occasioni occupazionali nelle zone litoranee vuol dire attuare il disegno di concludere la desertificazione del comprensorio interno.

La val di Sangro ha proposte di naturale e vantaggioso approdo di qualunque tipo di attività lavorativa, anche a costi limitati rispetto a quelli esibiti nell’occasione, lungo tutto il suo percorso medio e alto.

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Il Trigno, da Lentella alla piana d’Ischia di Trivento può offrire siti a scelta.

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Dunque la politica del riequilibrio territoriale in ambito regionale, che in tanti dicono di voler perseguire, non si può realizzare continuando a richiamare risorse umane sempre nello stesso ed unico posto, ormai da settant’anni.

So bene che queste riflessioni non produrranno cambiamenti per decisioni definite o in corso, ma  la necessità di segnalare visioni più “politiche” e coerenti per il bene comune non può essere sottaciuta.

Domenicangelo Litterio

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