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Le Zone Interne e San Salvo

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Il Movimento Difesa delle Zone Interne ha un ottimo motivo per rallegrarsi, questa mattina: abbiamo letto che il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, sollecita la Regione Abruzzo a farsi carico della necessità di considerare il forte squilibrio esistente tra le zone costiere e il territorio interno,  ed iniziare il riequilibrio possibile con interventi specifici sui servizi fondamentali, scuola, sanità, mobilità. Ci sembra di poter condividere  la considerazione di base: considerando il territorio ( una volta Comprensorio) come una casa, impegnarsi a rendere accoglienti l’ingresso e il salotto e lasciare deperire tutto l’interno, significa diminuire il valore dell’intero immobile. Dunque è interesse di tutti rendere l’intera casa bella e accogliente.

Condividiamo. Ora il quesito: come fare?

In poche righe una breve premessa: la storia del nostro Comprensorio  (e riprendiamolo questo vocabolo, che è il primo segnale per dirci: ok, comprensorio, con, insieme!) è tutta  narrata lungo la pista del lavoro, prima la transumanza, poi l’emigrazione verso i Paesi MEC. Questi due modelli  di attività lavorativa non hanno inciso molto sull’aspetto demografico e sociale, perché caratterizzati da ritmi stagionali e quindi  non hanno aperto  vie di trasferimenti definitivi. Lo snodo avviene negli anni ’60 del secolo scorso, seguendo la giusta logica di avvicinare il lavoro alla gente: la creazione del polo industriale  di Vasto – San Salvo. Non ci voleva molto a capire che la gente sarebbe andata dove si creava lavoro, ma il quel periodo sembrò giusto, e lo era,  consentire agli abitanti del territorio interno di abbandonare la vie delle miniere belghe e delle fabbriche tedesche e “tornare a casa”, anche perché nello stesso periodo si andava realizzando il tracciato “fondovalle Trigno”.

A distanza di alcuni decenni si è constatato che “il Nucleo” ha indotto  prima i lavoratori e in seguito le loro famiglie, a trasferirsi lungo la costa con la conseguente rapida espansione di Vasto e San Salvo e l’altrettanto rapido svuotarsi delle Comunità a monte. (Non è questo il luogo per parlare dei danni, di varia natura, conseguiti sia nelle Comunità di partenza che in quelle di arrivo).

Si è provveduto, naturalmente, a correggere  il movimento unidirezionale monte-costa, trasformando il Nucleo industriale in Area industriale del Vastese. Il disegno non era tanto quello di diminuire la forza attrattiva di attività industriali  consolidate, quando quello di creare “ raccordi funzionali” interdipendenti, specialmente lungo le fondovalli Trigno, Treste e Sinello. Tuttavia il Nucleo si è chiamato Area, ma è rimasto Nucleo, polo unico attrattivo per tutte le possibili opzioni lavorative.

Il Movimento Difesa delle zone interne ha cercato di approfondire l’argomento attraverso scritti, convegni, conferenze anche a distanza; ha scritto al Presidente della Regione Abruzzo e Assessori di settore, chiedendo la conferma nella zona ZES ( non dico il raddoppio!) di territori vallivi già identificati come aree di “raccordi funzionali”. Naturalmente non meritevole di risposta, figuriamoci di attenzione.

Ora l’intervento del sindaco Magnacca ci riapre il cuore alla speranza. Certo la viabilità. Ma la soluzione per le zone interne è la pedemontana o transcollinare, lungo il tracciato interno che mette in movimento l’intero Comprensorio lungo l‘asse Marche-Puglia. Certo anche la Statale 16 e il tratto lungo-costa intasato ( ah, le conseguenze!).

E’ bene anche che i sindaci dell’entroterra vengano tenuti in considerazione.

Vediamo: il Movimento difesa delle zone interne si sta impegnando a coordinare il progetto di un disegno di legge su iniziativa del sindaci, per istituire l’Agenzia Abruzzo ( una Cassa con risorse da spendere esclusivamente nelle e per le zone interne). E’ normale, quando in una famiglia un figlio è in difficoltà ed ha più bisogno, si destinano a lui risorse specifiche ed aggiuntive. Così la grande famiglia regionale: ha larghi settori interni e montani in difficoltà: che deve fare? Destinare risorse specifiche ed esclusive per quei territori. La nostra paura è che anche le risorse finanziarie  del Recovery Plan facciano la fine dell’Obiettivo 1. Ricordate? L’Europa disse: lo standard economico-sociale dell’Abruzzo è al disotto del parametro europeo. In media è a 5 rispetto al 10 (mettiamo) stabilito. I miliardi pervenuti e spesi hanno fatto dire all’Europa: basta, l’Abruzzo ha raggiunto il livello 10, non ha più bisogno di questo aiuto speciale. Poi siamo andati ad esaminare la situazione ed abbiamo visto che chi già aveva livello 10 e pù, è passato a venti, e chi aveva livello 1 o 2 è passato a zero. Questa situazione non si deve ripetere.

Ambiente – Verde – ecologia, motori di un nuovo modello di sviluppo, sono risorse da sfruttare  là dove esistono.

Il fatto che oggi da San Salvo ci arriva questa esigenza, ci fa sperare in un futuro migliore.

Nei Comuni interessati al rinnovo dei Consigli Comunali il Movimento è presente  per dare visibilità a candidati che condividono l’impegno di iniziare ad arrestare lo spopolamento e consentire alle nostre Comunità costiere di riprendere il ruolo guida per un nuovo sviluppo, questa  volta equilibrato,  interattivo e con reciprocità di vantaggi.

Per il Movimento Difesa delle Zone Interne

domenicangelo litterio